L’impresa era stata voluta e patrocinata dal principe Karim Aga Khan, e appoggiata dalla Fiat di Gianni Agnelli, dall’Iri, da Alitalia, e dal Coni. L’organizzazione fu affidata a Cesare Fiorio, a quel tempo direttore sportivo della Ferrari in Formula 1, e oggi supervisore del comitato tecnico per l’acquisizione delle vetture nell’Hetica Klassik Fund.
Il monoscafo Destriero, che nel nome evocava il cavallo medievale più ardito e coraggioso, venne costruito da Fincantieri tra il 1990 e il 1991 a Muggiano, al tempo record di 270 giorni.
Era sino ad allora la più grande nave in lega leggera mai costruita: un vero laboratorio di tecnologie innovative, con un design raffinatissimo, affidato a Pininfarina.
Lunga 67,7 metri, aveva una propulsione a idrogetti e 60.000 cavalli di potenza. Fu la prima nave ad attraversare l'Atlantico con le turbine associate agli idrogetti, anziché con i motori diesel associati ad eliche e questa rivoluzione segnò l'inizio dell'era della navigazione commerciale ad alta velocità.
"Lo scafo aveva una incredibile efficienza energetica e propulsiva, con prestazioni in accelerazione e decelerazione pari a quelle di un'auto sportiva"; -racconta Cesare Fiorio.
L’impresa iniziò ufficialmente il 6 agosto 1992, quando il nuovo gioiello della tecnologia navale italiana, con un equipaggio di 13 uomini a bordo, si lasciò alle spalle il faro di Ambrose Light a New York e i grattacieli di Manhattan, per partire alla conquista del record di velocità nella traversata atlantica. Le 3.106 miglia senza rifornimento sull’Oceano Atlantico, fino al faro di Bishop Rock nelle isole Scilly, in Inghilterra, vennero percorse a una velocità media di 53,09 nodi -98,323 chilometri orari- con punte massime di 66 nodi, in un tempo di 58 ore, 34 minuti e 50 secondi.
Il record era stato battuto: Destriero, con il guidone dello Yacht Club Costa Smeralda, aveva attraversato l’oceano in 58 ore, 34 minuti e 50 secondi. Ad impresa conclusa, Destriero venne premiato anche con il Columbus Trophy dello Yacht Club New York e con il Virgin Trophy messo in palio da Richard Branson, che con Virgin Atlantic aveva conquistato il record nel 1986.
“Di emozioni, nella mia vita, alla guida del team Lancia nei rally ne ho provate tante- racconta Cesare Fiorio- vincere a Montecarlo era il non plus ultra come lo era chiudere la stagione sportiva con un titolo mondiale in bacheca, emozioni non mi sono mancate con le vittorie nei campionati mondiali Offshore con lo scafo Dry Martini senza dimenticare la mia prima vittoria in F.1 alla guida della Ferrari, a Rio de Janeiro, con Nigel Mansell. Ma il record conquistato con Destriero ha un sapore tutto particolare: è stato un successo di una squadra altamente professionale, eravamo, l’equipaggio ed io, soli ad affrontare l’incognito dell’oceano Atlantico ma è stato soprattutto il successo della cantieristica italiana e di una tecnologia, nuova e, sotto certi aspetti, avveniristica”.
Cesare Fiorio ricorda il momento della partenza. “Quando passammo davanti alla Statua della Libertà e sotto il ponte di Verazzano, all’interno del ponte di comando calò il silenzio. Destriero andava, andava già da subito rispettando una media ben oltre le più ottimistiche previsioni. Nella notte precedente l’arrivo in terra britannica la tensione era palpabile: diedi l’ordine al capo dei motoristi di arrivare alla massima potenza, e dagli ottanta chilometri orari passammo ai centoventicinque”.
“Se record dev’essere, deve essere imbattibile- disse Florio ai suoi uomini a bordo- solo così Destriero entrerà nella storia”. E successe esattamente questo. “L’arrivo, il 9 agosto, coincideva con la chiusura delle Olimpiadi di Barcellona, e i telegiornali aprirono annunciando la prima medaglia d’oro dell’Italia, all’alba, con la nostra impresa".