Intervista del Direttore Responsabile della rivista AS FINANZA avv. Giuseppe Lepore a Carlo Calarco, Founder & Ceo presso Hetica Capital SA
CRISI COVID: la contrazione economica a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno, espone il mercato ai rischi derivanti dall’andamento di una nuova gigantesca “bolla di debito” maturato sia dagli Stati che dalle imprese?
La necessità di sostenere le economie colpite dalla crisi Covid ha effettivamente costretto i Governi di tutto il mondo ad iniettare dosi massicce di liquidità nel sistema economico, sostenendo l’occupazione e prevenendo scenari di fallimenti diffusi tra le imprese.
Sebbene questa liquidità sia stata raccolta mediante indebitamento, possiamo identificare almeno tre diversi modelli di debito tra loro estremamente diversi, così come diverse sono le implicazioni sul rischio di una bolla creditizia.
Negli USA, il Governo ha potuto contare sull’intervento massiccio della banca centrale, che ha di fatto “monetizzato” le emissioni di T-bond iniettando oltre 3mila miliardi di liquidità nel sistema solo nel primo semestre 2020. Questo debito è una pura partita di giro in quanto non è rimborsabile e non crea alcuna pressione sui tassi. Per questa ragione, è altamente sostenibile.
In Giappone, il Governo ha fatto soprattutto ricorso al risparmio privato, grazie al quale ha collocato massicce quantità di debito pubblico. Con ciò, il Giappone ha potuto superare il rapporto di 260% tra debito pubblico e Pil senza che alcuna agenzia di rating sollevasse rischi di default e senza che i tassi di interesse ne fossero interessati. Anche questo debito, come quello americano, è sostenibile in quanto potrebbe teoricamente espandersi all’infinito potendo contare su una partita di giro rappresentata dal risparmio dei residenti.
In Europa, invece, seppur con qualche eccezione, i titoli pubblici sono stati collocati soprattutto nel mercato aperto, quindi ad investitori istituzionali, banche d’affari e fondi pensione. Questa forma di raccolta è possibile fin tanto che i creditori erogano denaro. Inoltre, questi titoli aumentano la dimensione del mercato secondario e favoriscono la crescita dello spread comportando un problema di sostenibilità e di dipendenza del Paese dalle decisioni di grandi gruppi finanziari internazionali. Di recente, infatti, le agenzie di rating hanno chiaramente assolto (temporaneamente) l’Italia solo grazie al riconoscimento del ruolo della BCE che ha mostrato interesse ad acquistare titoli pubblici del Tesoro italiano. Ma è del tutto evidente che non appena tale volontà verrà meno, il Paese si ritroverà ostaggio dei mercati, nonché delle varie istituzioni creditizie, per di più con un livello di debito pubblico/Pil molto più alto degli anni passati.
Crisi COVID: secondo la sua esperienza quali saranno gli scenari prossimi futuri che andranno a delinearsi ?
Date le premesse fatte, temo che l’Italia sia fortemente esposta ad una seria crisi del debito, proprio perché ha fatto crescere la componente di debito (BTP) collocato su soggetti esteri e di natura istituzionale. Tale crisi potrà palesarsi in tutta la sua gravità non appena la BCE deciderà di cambiare rotta o anche soltanto di attenuare i programmi di riacquisto di titoli pubblici.
Ove ciò accadesse, dobbiamo aspettarci una nuova crisi di liquidità e di credibilità del Paese, che le agenzie di rating nonché gli organismi dell’UE proporranno di risolvere al solito modo, cioè con l’accelerazione dei processi di privatizzazione, con piano di austerità, di de-industrializzazione e di ulteriore trasferimento di leve strategiche di politica economica a beneficio di organismi sovranazionali.
Quali sono le scelte di investimento che un imprenditore potrebbe realizzare per conseguire vantaggi in questo momento?
Nello scenario Covid i settori che più di altri risultano avvantaggiati sono senz’altro le industrie chimico-farmaceutiche, i prodotti per l’igiene, ma anche le tecnologie che consentono lo smart-working nonché le materie prime ed i metalli preziosi, che giovano dell’indebolimento del dollaro seguente alle massicce iniezioni di liquidità che le principali banche d’affari garantiranno nei prossimi anni.
In particolare, risultano avvantaggiati tutti i beni preziosi che possono fungere da “riserva di valore” rispetto alla detenzione del denaro in sé. Infatti, nello scenario di continue e massicce iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali, le valute perderanno valore rispetto ai beni reali, e segnatamente alle materie prime, alle cripto-valute, agli immobili, ma anche all’arte, alle auto di lusso ed a tutti gli altri beni economici oggettivamente scarsi.
Quali sono le strategie di Hetica Capital in questo quadro?
Hetica ha scelto di puntare sempre di più sui propri fattori critici di successo, che sono la creazione di opportunità di investimento inedite, capaci di generare rendimenti quasi totalmente decorrelati rispetto all’andamento dell’economia in generale e dei mercati finanziari in particolare.
Tra le iniziative che si inseriscono a ragione in questo scenario ci sono progetti immobiliari a reddito, un fondo che investe in progetti legati alla blockchain, un fondo market-neutral centrato sull’oro e, ultimo nato, un fondo sulle auto d’epoca.
Di Avv. Giuseppe Lepore, Direttore Responsabile AS Finanza.
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